La figlia Veronica, giornalista del Tg5, ha scritto su Twitter: «Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio». Veronica è la figlia di Roberto Gervaso, classe 1937, scomparso oggi a Milano, dopo una malattia.

Prima ancora di essere un giornalista e uno scrittore, Gervaso è stato fra i primi intellettuali italiani ad amare il racconto in quanto divulgazione. Stile tutt’altro che prevedibile, a cominciare dagli abiti (era sempre accompagnato dal vezzoso papillon), si è sempre distinto per la capacità di andare contro-corrente senza alzare la voce, sino a guadagnarsi il titolo di «Grillo Parlante», ben prima che il fondatore del Movimento 5 Stelle gli rubasse la scena.

Restano indimenticabili i suoi aforismi - sino all’ultimo ne ha confezionati di gustosissimi - e la sua duttilità professionale che lo portava ad avere dimestichezza con tutti i media, dalla radio alla tv, dai giornali ai libri (in particolare biografie di grandi personaggi), che sono stati più di 50 e tradotti oltre che in tutta Europa, in Usa e Giappone. Gervaso, del resto, aveva studiato in Italia e negli Stati Uniti dove si laureò in Lettere moderne, con una tesi sul filosofo Tommaso Campanella. Ha collaborato a quotidiani e periodici, alla radio e alla televisione, e per decenni si è dedicato alla divulgazione storica, sua grande passione, come testimoniano decine di libri pubblicati da Rizzoli, Bompiani e Mondadori.

Gervaso inizia l'attività giornalistica nel 1960 al Corriere della Sera presentato da Montanelli. Tra il 1965 e il 1970 firma, sempre insieme a Montanelli, i primi sei volumi della Storia d'Italia edita da Rizzoli, acquisendo grande notorietà. E' Gervaso che cura con dettagliata precisione la scansione cronologica dell'Italia dal Medioevo al Settecento illuminista e riformatore.

Nel 1967, per uno di quei volumi, L'Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250, Gervaso e Montanelli vinceranno il Premio Bancarella. Lo scrittore è poi tornato a vincere da solo il suo secondo Premio Bancarella nel 1973 con la biografia di Cagliostro (Rizzoli; nuova edizione con il titolo Il grande mago. Vita, morte e miracoli del conte di Cagliostro). Gervaso ha pubblicato altre sei biografie storiche da Nerone a Casanova, dai Borgia a Claretta Petacci, tutti volumi usciti tra gli anni '70 e '80 da Rizzoli. Ha scritto anche La monaca di Monza. Venere in convento (Bompiani, 1984). Con La bella Rosina. Amore e ragion di Stato in Casa Savoia (Bompiani, 1991) ha fatto conoscere a un vasto pubblico Rosa Vercellana, l'amante e in seguito la moglie morganatica del re d'Italia Vittorio Emanuele II di Savoia. Nella sua vasta bibliografia c’è spazio anche per un grande giallo storico, Scandalo a corte, due raccolte di grandi storie d'amore, Appassionate e Amanti; sei raccolte d'interviste; una raccolta d'interviste immaginarie, tre raccolte di aforismi; un volume di confessioni, uno di galateo erotico, uno sui sentimenti. Tra i suoi libri più recenti: Italiani pecore anarchiche (2003), Qualcosa non va (2004), Ve li racconto io (2006) e Io la penso così (2009).

Gervaso è stato anche tra i primi commentatori della nascente tv commerciale di Silvio Berlusconi, dove il pubblico imparò subito a conoscerlo per il papillon e per l'eloquio brillante e pungente. A partire dal 1996 ha condotto il programma Peste e Corna, andato in onda dal lunedì al venerdì su Retequattro, fino al 1999, con share del 10-15% (dal 2000 al 2005 è diventata la rubrica Peste e corna... e gocce di storia).

Ho ucciso il cane nero - uscito da Mondadori nel 2014 - è il suo penultimo libro e racconta di come lo scrittore è riuscito a sconfiggere la depressione e riconquistare la vita. Nella sua vita lo scrittore e giornalista confessa di aver conosciuto tre grandi crisi depressive: a 23, 43 e 71 anni (rispettivamente nel 1960, 1980 e 2008). «Il cane nero, il male oscuro, è un'ossessione senza fine, che non ti dà tregua, non si placa mai - scrive Gervaso -. Una lancia che ti si conficca nel costato, un coltello che ti scalca il cuore. Chi non conosce questo morso feroce ti esorta a farti coraggio».  

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